Campo Imperatore ed il Gran Sasso
Oggi vi parlerò di un altro luogo montano, o meglio, della montagna per eccellenza, del Gran Sasso e di Campo Imperatore.
La piana di Campo Imperatore è vastissima e vi pascolano pecore, mucche e cavalli che si godono la vita in libertà, brucando sereni i campi ma che, a volte, attraversano la strada con tutta tranquillità e tu, turista, “ta dà fermà e addà aspettà” (“ti devi fermare e devi aspettare che passi”, mooooolto lentamente!). Ed i cartelli autostradali (il triangolo con al centro una mucca), sono chiari, sei tu quello che sta nel posto sbagliato!!
Qui il tempo si è fermato; cento anni fa questo era l’unico luogo degli Abruzzi dove si trovava del foraggio.
Ma torniamo alla nostra escursione. Per arrivare fino a qui vi conviene partire relativamente presto, ve lo consiglio se non volete fare file lunghissime per acquistare la carne da mangiare all’aperto.
Per arrivare da Pescara ci vuole circa un’ora e quaranta minuti in auto, da Roma, quasi due ore. Una delle strade per giungere da Pescara passa da Calascio e Santo Stefano di Sessanio, un’altra da Castel del Monte, il paese delle streghe.
Vi parlerò a parte di quest’ultimo paesino, ma lo introduco qui perché vi abbiamo fatto una piccola sosta nel tragitto di andata, per gustarci una ricca colazione. Il paese, come tutti nei dintorni, ha risentito molto degli ultimi terremoti e, comunque, ad oggi, è tutto in ristrutturazione.
Al centro della piazzetta campeggia un grande pupazzo raffigurante una vecchia strega, con la mascherina in mano, a ricordare “La notte delle streghe” che, di norma, si festeggia il 17 agosto. Noi siamo stati qui proprio il 17 agosto e, per via del Covid, è stato tutto annullato, quindi la “stregaccia” è lì solo per ricordarci di non temere… prima o poi tornerà.
Salendo ancora, passando oltre il Valico di “Capo La Serra”, si apre, tra le montagne, questa immensa vallata, soprannominata “Piccolo Tibet” per i suoi panorami mozzafiato. Incoronata dalle vette più alti dell’Appennino, posta a quasi 1800 metri di latitudine, questo posto ha ispirato tanti artisti, che sono venuti qui a girare diverse pellicole cinematografiche molto famose.
La vegetazione è molto bassa e scarna, ovunque affiorano rocce grigie e bianche qua e là, mentre le nuvole si rincorrono velocemente, lasciando le loro ombre furtive sui fianchi delle montagne. La vista spazia sulla valle, delimitata dagli alti crinali delle montagne, e sullo sfondo, inondato di luce, spicca preminente il massiccio del Gran Sasso, con il suo Corno Grande.
Attenti agli sbalzi di temperatura.
La temperatura dipende dal clima.
Basta un po’ di sole per riscaldarsi, e non essendoci alberi d’estate bisogna stare attenti ai colpi di sole, quindi portatevi sempre un cappellino. Il caldo è secco, senza umidità, ma in un attimo il tempo può cambiare all’improvviso, ed allora sono guai, perché in questa valle non c’è riparo. Noi siamo stati lì in pieno agosto e, nonostante questo, nel tardo pomeriggio il cielo si è rannuvolato. Sulla cima del Gran Sasso siamo quasi morti assiderati, nonostante qualcuno si fosse portato il piumino 50 gr, perché la temperatura è scesa in pochi minuti di più di 20°.
In passato, i pastori ed i mandriani dovevano fare molta attenzione, quindi, sia ai repentini sbalzi di temperatura ma anche ai lupi. Nei primi del ‘900 un branco di lupi poteva uccidere centinaia di pecore in una sola notte. Ce lo raccontano tanti inglesi ed altri nobili europei, che hanno visitato l’Italia e l’Abruzzo in quel periodo.
Per farvi capire com’è il rapporto con il tempo, vi racconterò una storia vera.
E’ il 1913. Un pastore di nome Pupo Nunzio, di un paesino dell’aquilano, era andato a pascolare il suo enorme gregge a Campo Imperatore, assieme ai suoi due figlioletti. Era ottobre, un autunno neanche inoltrato, per questo l’uomo aveva portato con sé i figli. In compagnia di altri colleghi, erano lì nello stazzo, quando li colse una nevicata improvvisa.
L’uomo, impaurito, prese i figli e si incamminò verso Calascio, nonostante le riluttanze dei suoi compagni. Il tempo fu implacabile. Il giorno dopo i tre corpi furono ritrovati sotto la neve, morti per assideramento.
La moglie dell’uomo, giunta in loro soccorso, quando scoprì la sorte dei suoi familiari, impazzì e morì di dolore.
La vita del pastore era, quindi, dura e pericolosa. Per ricordare questi ed altri pastori, Vincentino Michetti, calascino di nascita ma pescarese di adozione, realizzò una scultura lasciata qui, per i posteri. Purtroppo, considerato che non c’è mai fine al peggio, almeno una volta l’anno la statua deve essere restaurata poiché la maggior parte delle persone non rispetta né la Memoria né l’arte.
Non perché una statua non è racchiusa in un museo, deve essere vandalizzata, ma questa è una forma di Cultura che da noi non c’è ancora.
Torniamo a parlare di cose più allegre.
BARBECUE E PICNIC
Campo Imperatore si chiama così perché, quando per la prima volta lo vide l’imperatore Federico II di Svevia, rimase così affascinato dal luogo che lo denominò Campo Imperiale. Con il tempo cambiò nome ma non il suo aspetto.
In quest’area troviamo la zona “dei macelli”, ovvero di alcuni punti ristoro dove fermarsi, comprare formaggi e carne fresca, per poi cucinarsela all’esterno, su apposite fornacelle messe da loro a disposizione. Ovviamente dovrete assaggiare gli arrosticini!
All’arrivo sembrava quasi di essere finiti in una scena di “Independence Day”: intorno a noi c’era una distesa quasi infinita di camper attrezzati, di ogni foggia ed epoca. Sicuramente non stavano scappando da un attacco alieno (anche se qui qualche avvistamento sembra esserci stato) ma dal Covid o del caldo di quei giorni. Sta di fatto che i tavoli erano quasi tutti occupati e che la coda per l’approvvigionamento della carne, alle 11, era già lunghissima. Vi sono tavoli e panche ovunque, così potete aspettare la carne mangiando, comodamente, quello che vi siete portati.
Le signore della comitiva, infatti, iniziarono a cacciare ogni tipo di vettovaglie: primi, secondi, dolci e frutta, mentre i più piccoli facevano amicizia tra loro. La mattinata è passata velocemente, anche se il cielo iniziava ad oscurarsi con nuvole abbastanza nervosette.
Dopo pranzo, alcuni hanno prenotato una passeggiata a cavallo (lì vicino c’è un piccolo maneggio) altri, come noi, si sono incamminati per una passeggiata digestiva, fino alle statue di Vicentino Michetti.
In lontananza si intravedeva la sagoma di un pastore con il suo gregge, preannunciato dall’arrivo dei cani pastori, attente sentinelle in avanscoperta. Poco prima delle statue, infatti, c’è una fonte dove far abbeverare le greggi, quindi nel percorso giornaliero, quella è una tappa obbligata.
All’improvviso il vento inizia ad alzarsi inesorabile, e la temperatura scende drasticamente. Corriamo alle auto per coprirci ma piuttosto che rimanere lì, decidiamo che non possiamo concludere la giornata senza prima salire sul rifugio del Gran Sasso.
Avvertiamo il gruppo, ancora intento nella cavalcata o in una piccola “pennica” ristoratrice, e ci dirigiamo verso nord. Il tragitto dura ancora un quarto d’ora/venti minuti. Per la strada, seguendo i cartelli con direzione “Campo Imperatore”, vediamo splendidi cavalli e possenti mucche, qua e là, libere di pascolare “allegramente”.
Giungiamo poi ad un piccolo laghetto, chiamato Lago Pietranzoni. Qui vengono ad abbeverarsi tutti gli animali, quindi anche se lo spettacolo è meraviglioso, perché sotto il Corno Grande del Gran Sasso, bisogna stare attenti. Il lago, vi assicuro, è molto piccolo e non è balneabile. Diciamo che le mucche lo usano anche per altro, oltre che per bere (!!). Ma se vi fermate qualche minuto, potreste assistere ad una vera e propria gara di agilità, nella quale tutte queste vacche partono quasi di corsa per arrivare all’acqua, tra il fuggi fuggi dei turisti.
RIFUGIO DI CAMPO IMPERATORE
Il vento diventa sempre più gelido. Proseguiamo nella salita fino alla fine della strada, all’altezza di 2130 metri sul l.m.
Partiti con bermuda e canottiera estiva, siamo corsi subito ai ripari. Mia cognata ed i miei nipoti, super attrezzati con cappelli e piumini invernali, erano i più attrezzati. Io mi sono cambiata in auto, con pantaloni lunghi e giacca a vento. Forse ci saranno 10 gradi, ed il vento dà violente sferzate sulla pelle, facendo aumentare la percezione del freddo. Per mio marito, invece, basta un caffè corretto con la grappa, preso in un piccolo chiostro.
Qui troviamo una zona molto turistica. C’è l’arrivo della cabinovia, in basso. Sullo spiazzale (visibile anche con la webcam) troviamo la chiesetta della Madonna della Neve e una costruzione di colore terra di Siena/rosso. Qui, nella stanza 201 (oggi 220) durante la seconda guerra mondiale, i partigiani imprigionarono Mussolini. Fu tratto in salvo dai nazisti con operazione militare denominata “Operazione Quercia” ed anche… da un intervento medianico. Già… non è un errore di battitura, si racconta che Himmler utilizzò dei medium per rintracciare il suo nascondiglio. Ad ogni modo, in un’altra occasione ne scopriremo di più. Oggi la stanza è un museo.
Oltre a queste due strutture, abbiamo un ostello, un albergo, un giardino botanico alpino, una stazione metereologica e l’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo, visitabile su prenotazione. Per ulteriori informazioni e curiosità vi consiglio questo sito.
Abbiamo atteso l’arrivo degli altri ma oramai il tempo era diventato inclemente, quindi prendemmo la via del ritorno. I nostri amici, rimanendo un altro po’, hanno poi beccato anche la pioggia.
E’ un posto dove sicuramente ritornare, in una giornata più calda! Da qui, infatti, è possibile seguire diversi percorsi montani per giungere ai più alti rifugi del Gran Sasso.
Ad ogni modo, se amate passeggiare o andare in bici, l’altopiano di Campo Imperatore fa per voi, sperando che gli alieni non arrivino anche qui!