Astrid e Raphaelle
Enigmi, Amicizia e Sindrome di Asperger
Questa recensione è stata scritta dopo aver visto l’intera serie e può contenere spoiler.
Media: Serie TV – Canale 38 – Giallo
APP: DPlay
Genere: Police Procedural
Protagonisti principali:
Astrid Nielsen: Una ragazza affetta dalla Sindrome di Asberger. Orfana di un padre poliziotto, morto in servizio, ed abbandonata dalla madre quando era piccola, lavora come archivista presso la Divisione Nazionale di Documentazione Penale, assieme al suo tutore legale, il direttore Alain Gaillard.
Aiuta il Comandante Coste nelle indagini grazie alla predisposizione che ha nell’analizzare i crimini ed alle sue conoscenze dei casi archiviati.
Comandante Raphaelle Coste: un’impetuosa poliziotta divorziata e con un figlio, Théo, molto intelligente, che frequenta una classe due anni avanti rispetto alla sua.
Raphaelle riesce a lavorare con Astrid grazie alla sua grande empatia. Durante tutta la serie, la aiuta ad acquistare stima in sé stessa ed il rispetto degli altri, facendo percepire ai colleghi che i suoi particolari atteggiamenti non vanno derisi ma compresi.
3 motivi per guardare “ASTRID E RAPHAELLE”
La serie è stata molto apprezzata in Francia, tanto che ne è stata commissionata una seconda stagione. Personalmente, sin dal promo e dalla puntata pilota, intitolata “Puzzle”, ho trovato l’idea molto intrigante. La storia ha diversi pilastri portanti, che fungono da trait d’union all’intera serie:
- La nascita e il consolidamento del rapporto amicale tra le protagoniste
- La sindrome d’Asperger di Astrid e la conquista della sua autonomia sociale
- I Puzzle, ovvero la storia e la scoperta di diversi rompicapo utilizzati per risolvere i vari omicidi.
1.AMICIZIA
“Lo sa Théo, mi sono sempre arrangiata da sola, ma ci sono momenti in cui quelli come noi hanno bisogno di gente come il Comandante Coste, quando siamo in difficoltà, però a volte siamo noi a dover aiutare loro”.
Astrid
Colonna portante del telefilm, come si evince dopo aver visto l’intera serie, è l’amicizia tra le due protagoniste, che nasce e si sviluppa grazie alla loro cooperazione nel risolvere enigmi, puzzle ed omicidi. Tipico buddy film, nel quale l’elemento principale è la nascita ed il consolidamento dell’amicizia tra due persone totalmente dissimili, quasi sempre di sesso maschile, la serie se ne differenzia portando avanti un’amicizia tra due donne. In ambito poliziesco, un’amicizia tra due donne nella storia delle serie tv, sembra avere solo due esempi.
- “New York, New York” (titolo originale “Cagney and Lacey”), nel lontano 1982. Prima serie nella storia del cinema, ad avere come protagoniste due donne poliziotto;
- “Rizzoli & Isles”, del 2010. Qui solo Rizzoli è una poliziotta, mentre Isles è il medico legale di cui si avvale la prima.
Amicizia tra donne nelle serie tv
Dopo infinite serie tv e film polizieschi aventi come protagonisti solo uomini (commissari di tutto il mondo unitevi), donne sole contro tutti (come Capitaine Marleau; il Capitano Maria; La signora in giallo; Body of Proof; Vera), o coppie formate da uomo e donna con contorno di squadra maschile (come Elementary; X Files; Bones; FBI; Castle; Instinct; Pedra) finalmente possiamo godere di un rapporto amicale tra due donne che svolgono un’attività lavorativa che sembra essere tipicamente maschile.
Tuttavia viene da chiedersi come mai, per vedere due donne che lavorano assieme, una delle due deve essere affetta dalla Sindrome di Asperger, e l’altra deve sentirsi protettiva, quasi materna, nei suoi confronti.
Nelle serie con coppie maschili, le differenze sono prettamente caratteriali, sociali o generazionali, come accade anche per le due precedenti coppie femminili citate.
In questa serie, tra le protagoniste non si instaura alcun rapporto mentore/pupillo o tutore/pupillo, anzi è stranamente paritario, nonostante la neurodiversità di Astrid. Le problematiche che sorgono tra le due sono immediatamente risolte e superate, semplicemente parlandone subito e chiarendosi.
Insomma, tra loro il rispetto è un elemento presente fin da subito, e questo facilita la nascita di un’amicizia pura e semplice.
L’Amicizia tra Astrid e Raphaelle
L’apporto che le due donne offrono a questa strana amicizia è molto differente.
Astrid, con la sua mente analitica, fotografica e visiva, insegna a Raphaelle a guardare le cose sotto un’altra luce: le insegna ad usare quello che comunemente chiamiamo il “pensiero laterale”.
Raphaelle, al contrario, sprona Astrid ad esprimersi, rendendola più sicura di sé e permettendole, alla fine del film, di liberarsi dalla Tutela Legale e diventare totalmente autonoma, nonostante la sindrome da cui è affetta. Al contempo Raphaelle la difende, con le sue brusche maniere e i suoi modi burberi, mettendo al loro posto quelli che preferiscono ridere di Astrid, piuttosto che comprenderla nella sua interezza.
Ma è nel quinto episodio che la loro amicizia si consolida (ep. 1×05 La Vita Eterna).
Il Compleanno
Ci sono 2.200 persone nate il nostro stesso giorno in Francia, e 240.000 nel mondo. E’ una coincidenza relativa.
Astrid
Le due protagoniste hanno in comune la loro data di nascita: stessa data e stesso anno.
La scena più commovente la troviamo verso la fine della puntata quando Raphaelle chiede ad Astrid come mai per il suo compleanno le avesse regalato un ditale (come quello di Peter Pan).
Astrid le spiega che quando qualcuno cuce, rischia di ferirsi. A quel punto questa persona o non cuce più, o cerca di proteggersi usando il ditale, e Raphaelle è il suo ditale… la sua protezione da un mondo troppo diverso dal proprio.
La puntata si conclude con Astrid che riceve il regalo di Raphaelle: un libro intitolato “L’Amicizia”, con in copertina il quadro di Raffaello Sanzio “Autoritratto con un amico”.
E mentre in sottofondo suona “The Fight” di Silly Boy Blue, Astrid legge il suo biglietto di auguri: “240.000 su 8 miliardi non è poi così male! Raphaelle”
2. SINDROME DI ASPERGER
Mi prendono in giro perché sono diverso, io rido di loro perché sono tutti uguali.
Kurt Cobain – Nirvana
Astrid soffre di un “disturbo pervasivo dello sviluppo” imparentato con l’autismo, ovvero la Sindrome di Asperger. Dalla morte del padre è, poi, soggetta a Tutela legale.
Il suo tutore, buon amico del padre, è il direttore dell’Ufficio dove Astrid lavora. L’incontro con Raphaelle, inizialmente non ben visto dal tutore perché troppo stressante per la ragazza, si rivela la soluzione migliore per Astrid.
Astrid ha un’evoluzione, un’apertura verso l’esterno, rimanendo, tuttavia, sempre fedele a sé stessa, tanto da scegliere, alla fine dell’ultimo episodio, di affrontare la vita da sola, emancipandosi legalmente.
Un viaggio nel quale è stata, e sarà, accompagnata dall’amica Raphaelle.
Da alcuni anni vediamo in televisione diversi film e telefilm con protagonisti affetti da qualche particolare patologia, come “Monk” o Brick nel telefilm “The Middle”. Di recente, ancora, molti personaggi risultano affetti proprio dalla Sindrome di Asperger, come Shaun Murphy di “The Good Doctor“, Sam Gardner di “Atypical”, Lisbeth Salander in “Milenium” o, per restare in casa nostra, “Tutto può succedere”, andato in onda per tre stagioni su Rai1.
In “Astrid e Raphaelle” tuttavia, non vediamo solo come la protagonista affronta le problematiche che si presentano sul lavoro, ma anche come affronta il quotidiano. Noi vediamo come lei osserva il mondo. Vediamo il mondo attraverso i suoi occhi e così capiamo del perché di tanti comportamenti che, a noi neurotipici, appaiono eccentrici.
Nel telefilm ci rendiamo conto delle difficoltà che incontrano i “neurodiversi” – ND – nel relazionarsi con i neurotipici – NT – (termini coniati dagli autistici). La protagonista, infatti, oltre a mostrarci ciò che ogni giorno affronta o quello che ha affrontato durante il corso della sua vita, mostra anche come altri ND si rapportano con i NT.
La peculiarità del telefilm è che Astrid frequenta un gruppo di autosostegno, AAA, Amici Adulti Autistici. A questo gruppo partecipano ND ma anche NT, come i genitori o i parenti dei ND.
Neurodiversi
Qui ragazzi “normalmente” autistici parlano dei problemi che hanno coi colleghi di lavoro e nei rapporti umani. Non tutti gli “Aspe” (così amichevolmente si chiamano tra loro) hanno “superpoteri” come i protagonisti delle serie TV.
La sindrome, a differenza dell’autismo, non comporta gravi problemi nel linguaggio o nello sviluppo cognitivo, ma colpisce qualcosa che, al giorno d’oggi, sembra essere il centro di tutta la nostra vita, ovvero le interazioni sociali.
Ritroviamo comportamenti ripetitivi, interessi limitati, fobia sociale, carenza di empatia sociale, che si scontrano, invece, con una sensibilità emotiva che li porta spesso alla depressione ed al suicidio, poiché gli Aspe vengono percepiti, erroneamente, come insensibili.
Possono non sopportare i rumori o l’essere toccati, non colgono il senso delle frasi sarcastiche o umoristiche; non conoscono le vie di mezzo, ma solo il bianco od il nero; ma non sono stupidi o ritardati, comprendono chiaramente se vengono derisi: amano e soffrono come noi.
Certo non starò qui a sviscerare la malattia, anche perché non sono un’esperta e non vorrei dare nozioni sbagliate, ed è per questo vi consiglio di visitare questo sito sull’autismo, o altri che ne parlino.
Tuttavia ritengo che sia importante iniziare ad affrontare questo argomento, al di fuori dei media anche se è, forse, grazie ad essi che oggi ne parliamo un po’ di più. In particolare in relazione ai bambini.
I bambini e l’autismo
I bambini autistici, o Aspe, vengono praticamente sempre bullizzati a scuola (v. sito orizzonte scuola), poiché non è facile per gli altri bambini comprendere ciò che li differenzia da loro, e preferiscono schernirli. Sono gli adulti, i genitori e gli insegnanti che devono far comprendere che la diversità non va derisa ma compresa.
Un esempio lo incontriamo nell’episodio 1, quando Astrid viene derisa pesantemente dai suoi compagni di classe, finché la preside chiede al padre di portarla via dalla scuola.
In pratica, siccome gli insegnanti non sanno gestire “casi come questo” è lei che viene ostracizzata. La fortuna di Astrid, e di molti altri bambini, sono i genitori e le persone che giorno per giorno li spronano ad avere fiducia in loro stessi.
L’Asperger ed il mondo del lavoro
Ci sono diversi personaggi noti affetti dalla sindrome di Asperger, come Steve Jobbs, Susanna Tamaro, Gianluca Nicoletti e Josef Schovanec, che vivono (ed hanno vissuto), nonostante i loro problemi, una vita quasi normale.
Schovenec, racconta in uno dei suoi video su youtube, che nonostante sia plurilaureato e conosca ben 13 lingue, ogni giorno è impegnato in una e vera propria lotta per interagire con gli NT.
Come spiega uno dei ragazzi del gruppo AAA, infatti, anche se parli 14 lingue, le parli sempre con “lo stesso accento, accento da idiota”, monocorde e non trasmetti nulla al tuo interlocutore. Tuttavia, nell’episodio 4, lo stesso ragazzo ci racconta che grazie all’aiuto dell’AAA è riuscito a comunicare con i suoi colleghi e da ragazzo delle pulizie, è stato promosso al reparto informatico.
Significativa è una frase di una delle mamme del gruppo.
“Credo che si debba trovare un equilibrio, mio figlio è autistico, ha 9 anni, e non parla, purtroppo. Spero davvero con tutto il cuore che un domani avrà difficoltà a rapportarsi con i suoi colleghi perché vorrà dire che sicuramente avrà dei colleghi”
Astrid
Ed è quello che sperano tutti i genitori per i propri figli autistici.
Vi suggerisco questo bel libro:
3. PUZZLE E ROMPICAPO
Preferisco dire Puzzle, perché l’altro termine lo trovo alquanto violento.
Astrid
Forse in Francia la parola PUZZLE è utilizzata per indicare in generale i rompicapo (e non solo l’insieme di tasselli di legno o di carta che usiamo noi). Sta di fatto che i puzzle sono l’ultimo dei pilastri portanti di questa serie, non a caso danno il nome alla puntata pilota.
In ogni puntata Astrid mostra e spiega uno o più rompicapo che poi aiuteranno Raphaelle a risolvere i casi in cui sono occupate.
Non parliamo di semplici giochi di intelligenza, o molto noti, ma dei più svariati ed intriganti enigmi provenienti da ogni parte del mondo.
In un certo senso sono il fulcro di ogni singolo episodio, ma come i precedenti punti, sono il filo conduttore che unisce tutte le puntate.
“Il mio principale interesse, però, è stato sempre la criminologia, ma capirà che parlare dei vari stadi di decomposizione del cadavere, o di una macchia di sangue che dà una svolta ad un caso può anche non piacere”.
Astrid
Due sono i motivi fondamentali per i quali Astrid adora i puzzle:
- Le ricordano i suoi genitori
- Sono socialmente accettabili rispetto alla criminologia
“I puzzle sono strani, ma non spaventano, divertono, direi che sono socialmente accettabili. Quello che più mi piace è che ci fanno vedere le cose in modo del tutto diverso. Non risolviamo un problema finché pensiamo sempre alla stessa maniera. A volte basta uno scarto di 30° per vedere tutto da un’angolazione diversa, e il gioco è fatto. Devi uscire dallo schema”
Himitsu-Bako
Il primo puzzle che Astrid ha ricevuto nella sua vita lo scopriamo nell’episodio 4 (titolo: Una storia vera).
Dopo che la mamma di Astrid li ha abbandonati, il padre le regala l’unico oggetto che aveva conservato e che la donna aveva dimenticato a casa.
L’oggetto altro non è che una scatola magica giapponese, una Himitsu-Bako. La ragazzina si lascia completamente catturare dal gioco, tanto da dimenticare di mangiare, nella speranza di trovare un messaggio o una spiegazione per l’abbandono.
Alla fine riesce ad aprirlo e scopre che è vuoto. O meglio…
“Ho trovato una risposta nella scatola, era vuota. Non c’era motivo che lei se ne andasse via. E’ partita e basta”.
Astrid
Da quel momento in poi Astrid si appassionerà a tutto ciò che è un puzzle, con l’aiuto del padre. L’uomo le procurerà sempre nuovi giochi e libri sull’argomento, finché non scoprirà anche la passione per la criminologia, spulciando i fascicoli dei casi che il padre porta a casa.
Sarà proprio la sua passione per la criminologia che la renderà così importante per Raphaelle. Assieme all’abilità mnemonica di ricordare tutti i fascicoli criminali cataloghi durante il suo lavoro presso l’Archivio Criminale.
La madre di Astrid
Durante questa stagione, Raphaelle ritrova per caso la madre di Astrid (le due attrici sono madre e figlia anche nella realtà) e riesce a farle incontrare, combinando un incontro durante un torneo a Tangram (un altro puzzle).
Anche se inizialmente ad Astrid non interessa incontrarla e non l’accetta come madre, nell’episodio 7 (titolo: Morti Viventi) sceglie di accoglierla come amica, iniziando con lei un nuovo rapporto da zero.
Approcciando ogni puntata sempre con un nuovo rompicapo, a partire dall’“Enigma dei 9 punti”, della puntata pilota, fino ad arrivare lentamente anche agli Enigma matematici nascosti nella musica di Bach, Raphaelle sviluppa il proprio pensiero laterale.
Grazie a questa nuova sua abilità acquisita, il Commissario riuscirà, nell’ultima puntata, a scoprire quasi da sola l’identità di un serial killer. Astrid, poi, contagerà anche il medico legale, il dott. Henry Fournier, che ringrazierà, nell’ultima puntata di stagione, anche lui la ragazza per avergli fatto scoprire un modo nuovo di vedere le cose.
CURIOSITA’
Tutta la serie contiene piccole chicche nascoste nei dialoghi e nei nomi dei personaggi. Tutti omaggi a personaggi famosi o di fantasia presenti in altri film.
Ad esempio mi è saltato agli occhi una cosa.
Non so se questo sia un caso, perché non sembra risultare da nessun sito, però ho riscontrato che nella serie TV Fringe, una serie del 2008, c’è un personaggio secondario, l’assistente del dottor Walter Bishop, di nome Astrid Farnsworth, interpretata dall’attrice Jasika Nicole Prutt.
Se ben ricordate, nella serie esistevano due universi alternativi entrati in contatto per colpa del Dott. Bishop e del suo desiderio di riavere suo figlio, morto nel proprio universo.
L’attrice ha, nella realtà, una sorella affetta dalla sindrome di Asperger, così durante le riprese della serie ambientate nell’universo alternativo, ha espressamente richiesto che il suo personaggio Astrid fosse affetto dalla sindrome di Asperger.
Qualcuno dice che le coincidenze non esistono, chissà!
bye bye